I Giochi in Analisi Transazionale sono modalità relazionali disfunzionali apprese in ambienti e relazioni significative e ripetute nel tempo, che servono ad ottenere conferme alle proprie convinzioni su di sé e sul mondo, a impegnare il tempo, a ricevere attenzione. I Giochi relazionali sono strettamente connessi ai pensieri, alle emozioni e ai comportamenti su cui poggiano le convinzioni su sé stessi, sul mondo e sul futuro che alimentano e compongono l’identità e quello che in AT si chiama il Copione. Questo deriva dal passato, si attua nel presente e condiziona il futuro. Purtroppo, anche se il nome giochi suggerirebbe il contrario, sono negativi.
I Giochi sono giocati sempre almeno da due persone e in modo inconsapevole, inoltre sono ripetitivi e culminano con emozioni e pensieri negativi. Di solito un giocatore lancia un invito a cui l’altro si aggancia e si procede fino ad uno scambio di ruoli e alla conclusione nefasta.
Ecco perché è così importante riconoscere i Giochi e inviare dei messaggi che li interrompano per stimolare la crescita dell’individuo e nel caso di uno studente in difficoltà, la sua autostima e autonomia, fondamentali allo studio.
“Alcuni Giochi sono tipicamente attuati da persone che hanno difficoltà reali, esagerate o immaginate” (Berne, 1964; D’Amanti, 2011).
Pensiamo dunque ad uno studente in difficoltà perché avente un Disturbo di Apprendimento come la dislessia o ad un ADHD? Che idea si farà del mondo e di sé stesso?
- Lo Stupido. Lo studente è convinto di non essere intelligente, si rende ridicolo e fa ridere i compagni. In un primo momento può sentirsi gratificato dall’attenzione che è riuscito ad ottenere ma in seguito si sentirà triste per come l’ha ottenuta. Inoltre combina pasticci e mette a dura prova la pazienza degli insegnanti, col proprio comportamento invita l’altro a sentirsi esasperato e impotente e quindi a trattarlo da incapace per potersi dire: “Non c’è nulla da fare con me perché sono proprio stupido.”
- Gamba di Legno. Uno studente consapevole delle proprie difficoltà può pensare di non essere capace, a rassegnarsi, col proprio comportamento invita l’altro a fare le cose al posto suo e pensa: “Cosa vi aspettate da uno che ha difficoltà d’apprendimento?”.
In entrambi i “Giochi”, lo studente rinuncia ad imparare e non migliora, non tanto perché ha delle difficoltà quanto perché non dispone di strategie efficaci e della motivazione a reperirle.
In questi casi è utile che gli adulti di riferimento quali genitori, insegnanti e tutor apprendimento, riconoscano e intervengano con dei messaggi contrastanti e favorendo esperienze che scalfiscano convinzioni negative irrealistiche che possono alla lunga condizionare il presente e il futuro scolastico dello studente o studentessa.
La professoressa e Analista Transazionale francese Marie-Joseph Chavin, individua dei giochi e le frasi tipiche degli studenti:
- Non è colpa mia
- Non sono io!
- E’ suonata
- Il buon diritto
- Non abbiamo fatto niente con il professore X…
- Un’esercitazione? E chi lo sapeva?
- Il compito l’ho messo nel suo cassetto
Inoltre ci ricorda che “L’insegnante che stabilisce delle relazioni sane e positive con gli studenti esce di classe felice e contento, stanco ma contento, soddisfatto per aver fatto un buon lavoro. ” (Chalvin, 1982).
Novellino et al. sostengono che “L’insegnante che non fa giochi, li riconosce o li interrompe, si pone come modello positivo ostacolando la comunicazione distorta e patologica, ed offre la possibilità di sperimentare rapporti intimi ed autentici. Tutto ciò a tutto vantaggio della formazione e dell’apprendimento degli alunni e della propria crescita personale.” (De Martino, Novellino & Vicinanza, 1990).
Bibliografia
Berne, E. (1967). A che gioco giochiamo. Bompiani.
D’Amanti, S. (2011). I Giochi dell’Analisi Transazionale. Xenia.
Chalvin, M.J. (1986). Analisi Transazionale e insegnamento scolastico. Edizione Paoline.
De Martino, M., Novellino, M., Vicinanza, A. (1990). L’alleanza nella relazione didattica. Analisi Transazionale in campo psicopedagogico. Liguori.